Frenesia

“Frenesia”: un viaggio tra stress, ambizione e desideri nascosti

La canzone “Frenesia”, autoprodotta dai K’in 232, è un brano che cattura con intensità le emozioni di una persona immersa nel caos quotidiano, tra impegni lavorativi, ambizioni e i piccoli grandi desideri di famiglia. Con un testo diretto e sincero, l’artista Massimo Parducci ci porta dentro i pensieri di chi si sente schiacciato dalla frenesia della vita moderna.

Il protagonista del brano si rivolge a una persona cara, forse un partner, e le confida di essere sempre di corsa: “Non ho tempo… non ho tempo, capisci cara, capisci che ho poco tempo”. La pressione di dover rispettare scadenze e aspettative si fa sentire, e il desiderio di crescita personale e professionale emerge forte: “Se tutto andrà bene crescerò ancora un po’ di più”. La corsa contro il tempo sembra essere l’unico obiettivo, anche se ciò comporta sacrifici e momenti di distanza dalla famiglia.

Il testo rivela anche un lato più intimo e personale: il protagonista si preoccupa per il loro figlio, chiedendosi “Dov’è?” e lamentando la poca comunicazione con lui. La frenesia del lavoro e le responsabilità sembrano aver messo in secondo piano i momenti di condivisione familiare, creando un senso di nostalgia e desiderio di più affetto e attenzione.

Musicalmente, “Frenesia” è un brano autoprodotto, con la produzione curata da Luca Bresciani e una formazione composta da Pino La Rocca al basso, Marco Del Sarto alle chitarre e Massimo Parducci alla voce e alle chitarre di accompagnamento. La copertina è stata realizzata dall’artista Samuele Di Capua, aggiungendo un tocco visivo che si sposa perfettamente con il tema del brano.

In conclusione, “Frenesia” è molto più di una semplice canzone: è un racconto autentico di chi si trova a dover bilanciare sogni, ambizioni e responsabilità, spesso sacrificando i momenti più preziosi con le persone care. Un brano che invita a riflettere sulla velocità con cui scorre il tempo e sull’importanza di trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia.

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